Nel manoscritto del Goldaniga (edito per la prima volta nel 1985 a cura del Comune di Codogno) si legge a pagina 104:
“(…) i Codognesi aggregati vennero e contraddistinti colla concittadinanza della pregiatissima Città di Piacenza, con tutte quelle singolari prerogative, che in quello (privilegio) si vedono, dato sotto l’anno 1492 (…) e nell’atto stesso, che i Cittadini di Piacenza crearono suoi Concittadini quelli di Codogno, essi diedero a questi in segno dell’indivisibile confederazione, ed unione fra essi, il loro antico stemma gentilizio, che era la Lupa, ed i Codognesi per meglio autenticare l’amnistià indivisa, contratta con quella Città , vinsero con catena la Lupa al lor antico Stemma che era una Pianta carica di Pomi Cotogni; che se è vero ciò che ne dice il Campi nell’Ecclesiastica Storia di Piacenza, che la Lupa, come antico Stemma di Roma, data fosse dai Romani ai Piacentini, in segno di amicizia, quando questi dichiarati furono Colonia Romana, ancora noi di Codogno pregiar si potiamo d’esser stati, in quest’occasione, contraddistinti all’antico glorioso Stemma di Roma:”
Riporteremo più sotto – sempre tolto dal volume del Goldaniga e suffragato dalle note essenziali di Lorenzo Monti, scrupoloso ricercatore dei primi dell’800 “il Ragguaglio, Instrumento e Diploma intorno alla Cittadinanza ottenute da Codognesi dell’antichissima e nobilissima Città di Piacenza.”
Ora ci limitiamo a congetture che forse uno stemma di Codogno con la Lupa, prima del 1492 non esistesse. C’era il melo Cotogno senz’altro ma la Lupa?
E perché, se lo stemma è mutato in parte da quello di Piacenza, la Lupa “Codognina” è incatenata all’albero
Domande che nessun documento storico serve a risolvere. Accettiamo lo stemma come mirabilmente disegnato dall’Albino nel suo “Catastro” del 1691 conservato nell’archivio comunale di Codogno e segnaliamo le descrizioni fatte da Goffredo di Crollalanza nell’Enciclopedia Araldica Cavalleresca (“d’azzurro alla lupa passante al naturale, attraversante sul tronco d’un cotogno di verde, fruttifero d’oro fustato al naturale e terrazzato di verde”) e quella del prof. Secchi (“…in segno di gratitudine… i Codognesi… vollero inquartare la lupa dello stemma piacentino nel proprio stemma, recante il melo cotogno, a cui la lupa fu legata con una catena d’oro”).
Le date (21 agosto 1492, 18 dicembre 1499) sembrano discordanti e 10 sono per gli anni, non per il fatto.
Dice il Monti in data 1492, 21 agosto: “Dietro istanza presentata dai Deputati di Codogno, con cui si esibiscono a pagare lire 100 (“somma assai rilevante in quei tempi”, sottolinea il Monti; “onesto premio di lire 100 imperiali” contrappone la studiosa piacentina Carmen Artocchini: a chi la ragione?) perché loro fosse conceduta la cittadinanza di Piacenza, gli anziani e deputati di quella città ascrissero a detta cittadinanza colla partecipazione di tutti i privilegi ed esenzioni della medesima, e parificati in tutto e per tutto ai cittadini piacentini tutti gli abitanti di Codogno, compresi anche quelli che dimorassero fuori di patria; tale concessione consta da pubblico istromento rogato dal notaro Lodovico Dordoni Cancelliere della Comunità di Piacenza”.
“Occupato lo stato di Milano dall’armata francese, e discacciato dalla sua sede il Duca Lodovico Sforza, il celebre Marchese Giangiacomo Trivulzi Maresciallo e Generale in capo di Lodovico XII Re di Francia, trovandosi in Piacenza, ed usando della Regia autorità affidatogli, confermò la detta cittadinanza in tutta la sua estensione, dietro istanza che in proposito gli era stata fatta dai Deputati di Codogno”.
Il diploma originale in pergamena esiste tuttora nei documenti dell’archivio comunale.
Quindi, secondo il mio modesto parere non c’è discordanza tra 1492 e 1499: la prima data è quella della concessione della cittadinanza, la seconda quella dell’effettiva operatività della stessa.
(Testo di Tranquillo Salvatori)
Pagina aggiornata il 16/04/2024