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Agli inizi del Novecento Carlo Biancardi decise di regalare alla futura sposa Antonietta Bono una dimora ospitale e accogliente. Commissionò i lavori per questa villa all'architetto, scultore e decoratore fiorentino Gino Coppedè (famoso artista a cui si deve la costruzione, tra le altre opere, di Castello Cova a Milano e del "Quartiere Coppedè" a Roma). Tra progettazione e costruzione i lavori durarono dal 1907 al 1911.
L'edificio su tre livelli presenta delle facciate in pietra e mattone, mosse da bifore, trifore, logge e decori vari con figure legate alla tradizione del luogo. L'eclettismo e il mix di stili lo rendono uno studiatissimo ed elegante ibrido tra castello, palazzo rinascimentale e villa moderna.
All'interno, nella sala principale prevale il legno nella decorazione e negli arredi, cui si aggiungono camini in marmo con maioliche di scuola fiorentina, soffitti con cassettature in legno e trame in ferro battuto leggere ed eleganti e pareti affrescate affrescati. Altre sale di notevole fattura artistica sono la sala bianca e la sala da biliardo. Sopra lo scalone in legno è poi appeso una copia del cosiddetto "Lampadario di Galileo" della cattedrale di Pisa, che secondo la leggenda ispirò la formulazione della "Legge del pendolo".
Al piano superiore si trovano la biblioteca e due camere e all'esterno il loggiato e la terrazza. È possibili vedere ancora funzionante la stanza da bagno di inizio '900 con piastrelle in ceramica, gli affreschi sul soffitto e gli arredi originali.
Il parco, anch'esso progettato dal Coppedè, presenta una serra riscaldata e le piante che si trovano in giardino sono di varia provenienza: cedri del Librano, sequoie, magnolie, ciliegi, camelie e ortensie che danno l'impressione di naturalezza e spontaneità mentre tutto è stato pensato e studiato per offrire spettacolo.